a cura di Paola Benadusi Marzocca (esperta di letteratura giovanile per ragazzi)
Dal titolo si comprende tutto: Francesca Mannocchi con il suo ultimo libro squarcia il ristretto orizzonte in cui viviamo per aprirci al mondo. “Lo sguardo oltre il confine – Dall’Ucraina all’Afghanistan, i conflitti di oggi raccontati ai ragazzi” (De Agostini, pp.224, € 13,90), è un libro che descrive uno scenario inquietante, basato su una testimonianza diretta sugli avvenimenti e scontri che caratterizzano buona parte del nostro pianeta.
Libano, Afghanistan, Libia, Siria, Ucraina. I conflitti di oggi ai confini con l’Europa non si contano e sono terribili, perché sovente caratterizzati da guerre fra gruppi di persone che fanno parte della stessa popolazione. Niente di più violento perché se la guerra è sempre l’estrema ratio, la lotta armata fra persone affini la rende ancora più atroce perché senza via di uscita.
Non è un caso che nella Bibbia la storia dell’uomo inizi con un duello mortale fra due fratelli e che molta strada sia stata fatta da quell’episodio violento, divenuto leggendario. La demitizzazione del male è avvenuta in tempi recenti, ma se l’uomo moderno ha cercato la verità che si celava sotto il velo del mito, la rappresentazione del male è espressione di una potenza antica le cui ragioni sfuggono alla comprensione razionale. Ugualmente la guerra, dimensione in cui dominano le tenebre e vagano ombre livide; i conflitti sanguinosi che caratterizzano la storia dell’uomo dalle origini, scavano un abisso nel quale sprofondano in silenzio, senza lasciare traccia sentimenti e valori. In guerra l’uomo si trasforma “in un essere spaventoso e oscuro”. “E’ su quell’essere spaventoso e oscuro che siamo chiamati a interrogarci”, scrive l’autrice. Quando comincia una guerra, negli esseri umani si risvegliano gli istinti più feroci, e vincitori e vinti si perdono nel miserando caos del mondo. Basta leggere “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Herich Maria Remarque per capire l’assurdità e l’iniquità della guerra.
Con grande efficacia e introducendo parti di storia e cronologia dei vari eventi, la Mannocchi descrive la guerra civile libanese (1975 -1990) fra le Forze libanesi cristiano-maronite e il Movimento nazionale appoggiato dall’OLP ( Organizzazione per la liberazione della Palestina). Costò 150.000 vite e 300.000 feriti , più l’emigrazione di quasi un milione di persone. Beirut era ritenuta la Parigi del Medio Oriente, percorsa dal vento del deserto e dal profumo dei fiori di limoni e di mare. Oggi è una città semi-distrutta, in cui prevale un sentore di morte, di polvere, di spazzatura, di rovine e di antichi massacri da entrambi le parti in lotta, che sedimentano odio e divisione.
Sciiti e Sunniti: un contrasto in medio oriente che sembra senza vie di uscita. Così l’Afghanistan e la sua storia martoriata, divenuto un Paese dopo vent’anni di guerra, desolato, dove ci sono decine di migliaia di persone che vivono in povertà, bambini malnutriti, giovani senza futuro e per le donne proibizione di andare a scuola e di uscire di casa. La storia dell’Iraq non è molto diversa: dal 2003, l’anno dell’invasione statunitense, la maggioranza degli studenti “hanno ricordi costruiti sulla guerra, la disperazione e le atrocità”. In quanto alla Libia l’autrice racconta con dovizia di particolari la fine del regime autoritario di Gheddafi e il disordine successivo, determinato dai gruppi armati che dopo la “rivoluzione” hanno preso sempre più potere nel territorio combattendo tra loro senza esclusione di colpi. L’amico Husen le dice: “Prima avevamo un rais, dopo la sua morte siamo rimasti a fare i conti con tanti piccoli Gheddafi.”
La Siria, altro Paese dilaniato da un conflitto civile non ancora risolto, dove sono stati uccisi circa 40.000 oppositori al regime di Bashar al-Assad. Per finire l’Ucraina che ha subito l’invasione russa e dove la guerra è ancora in corso. Adulti e ragazzi vogliono difendere la propria terra, i propri diritti.