I programmi elettorali sulla scuola dei maggiori partiti

di Luciano Benadusi (fondatore e direttore della rivista scientifica Scuola Democratica) 

Premessa

La lettura dei programmi elettorali dei partiti sulla scuola si presta a molte chiavi di lettura. Comincerò da una lettura di tipo qualitativo. Pur con le dovute differenze si nota una certa disorganicità: buoni o meno buoni propositi messi in fila uno dopo l’altro al di fuori di una comune cornice strategica basata su un’esplicita lettura della realtà e non solo su scelte identitarie e aspettative di raccolta di consensi. Allarmante è che tale difetto compaia maggiormente nei programmi dei due soggetti politici – coalizione di centro-destra e Fratelli d’Italia – destinati, secondo i sondaggi, a vincere la competizione elettorale e ad assumere la leadership del governo. Questi programmi infatti si limitano per lo più a snocciolare elenchi di temi o di obiettivi, del tipo “Rivedere in senso meritocratico e professionalizzante il percorso scolastico” (programma della coalizione), oppure “Contrasto alla dispersione scolastica” (programma FdI), che nulla ci rivelano sul modo in cui tali obiettivi saranno perseguiti e sul grado di priorità che sarà ad essi assegnato.

Un altro limite è l’incompletezza. Un tema che non manca mai è quello del personale, in particolare del trattamento economico della categoria e della messa in ruolo dei precari. Se si andasse a cercare il possibile cemento di un governo di unità nazionale lo si troverebbe proprio su questi temi, malgrado le ingenti spese che le proposte su di essi comportano. Ovviamente non si può negare che si tratti di un tema essenziale: gli insegnanti sono la prima risorsa di cui ha bisogno la scuola. Compaiono di frequente altri temi importanti ma sono meno consensuali. In particolare tre: l’obbligo scolastico o diritto-dovere, la struttura dei cicli, il tempo pieno. Più diffusamente il terzo perché gli altri due sono più divisivi.

Scarsa è invece l’attenzione ad altri temi importanti. Per esempio, al tema della governance del quale si occupano soprattutto i partiti di centro-destra, ma solo per ribadire la controversa richiesta di equiparazione del finanziamento della scuola paritaria a quello della scuola pubblica. La questione dell’autonomia scolastica invece viene per lo più riposta in soffitta, mentre sarebbe il caso di farle un tagliando per riaprire un cantiere da tempo abbandonato e oramai arrugginito. Ancora più sfocato il tema della riforma dell’amministrazione centrale, fatta eccezione per qualche riferimento qua e là alla questione della valutazione. Così pure quello dei rapporti stato-regioni (sorprendente il silenzio in materia finanche della Lega, malgrado la scuola rientri fra i settori compresi nel suo progetto di autonomia differenziata). Raramente si richiamano le riforme dei curricoli e della didattica, e c’era da aspettarselo in quanto sono di grande rilievo per docenti e studenti ma, particolarmente la didattica, distanti dall’interesse dei politici perché di solito non formano oggetto dell’attività legislativa del parlamento. Quanto ai curricoli colpisce che il tema dell’educazione alla cittadinanza, sempre più cruciale in un tempo di crisi della democrazia, sia menzionato solo (e genericamente) nei programmi di due dei sei maggiori dei quali ci occuperemo analiticamente qui di seguito. Non migliore, a prescindere dal PNRR, l’attenzione riservata alle politiche europee dell’istruzione. Uno dei concetti-chiave a livello dell’Unione – il lifelong learning -sembra che sotto il cielo della politica italiana non abbia fatto ancora la sua comparsa, tanto che nei programmi elettorali dei maggiori partiti nessun accenno si rinviene all’educazione degli adulti.

Non sorprendono perciò i commenti molto severi di alcuni esperti del settore. Ne citiamo uno riferito all’insieme dei programmi: “L’impressione è che a prevalere sia l’intenzione di spremere dal gran calderone dello scontento scolastico il massimo possibile di consensi. Obiettivi come ami lanciati nella veloce e distratta corrente elettorale a gruppi di pressione e a interessi specifici, richiami a sensibilità culturali ed educative particolari, talora antichi e obsoleti cavalli di battaglia.” (Farinelli, 2022). E in ciò vi si ravvisa una curvatura populista. In realtà se di questo si tratta è forse un populismo per forza piuttosto che per amore. Fino a quando è esistito in Italia un solido sistema di partiti questi assolvevano a due funzioni essenziali per il buon funzionamento della democrazia: l’alfabetizzazione politica dell’elettorato e la formazione dei gruppi dirigenti. I grandi partiti (e non solo questi) disponevano di ben organizzati uffici-scuola dove in continuità lavoravano fianco a fianco parlamentari ed esperti. Inoltre, essi attraverso una rete di uffici regionali e provinciali gestivano un flusso bidirezionale di informazioni, conoscenze e orientamenti che arrivavano anche a coinvolgere in qualche misura i docenti e gli studenti. Oggi, nell’epoca dei partiti personali e del marketing politico, tutto ciò è stato spazzato via ed è svanito perfino dalla memoria dei più. Non c’è dunque da meravigliarsi che la politica anziché guidare sia guidata dagli interessi, i preconcetti e le emozioni diffuse tra gli elettori. Troppo presto sono sopravvenute le elezioni perché andasse avanti il coraggioso progetto delle Agorà, con il quale Enrico Letta intendeva rifondare il PD trasformandolo da coacervo litigioso di correnti di vertice a strumento di democrazia partecipativa e deliberativa.

Veniamo ora alle convergenze e alle differenze ravvisabili nei contenuti, per le ragioni dette a partire dal tema personale. Affronterò poi il tema strategico delle riforme ordinamentali (intese in senso ampio), mentre ometterò di trattare il tema edilizia, pure molto importante, perché fortunatamente già oggetto di un robusto piano di investimenti del PNRR. Ad essi qualcuno dei programmi elettorali dei partiti propone di far seguire un piano a più lungo termine, finanziato con risorse interne.

Passeremo ora in rassegna i programmi dei sei maggiori partiti: Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Azione-ItaliaViva, Partito democratico, Movimento 5Stelle.

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