STORIE DA CONOSCERE E RACCONTARE: NON CHIAMATELI EROI – FALCONE E BORSELLINO E ALTRE STORIE DI LOTTA ALLA MAFIA di N. Gratteri e A. Nicaso

a cura di Paola Benadusi Marzocca (esperta di letteratura giovanile per ragazzi)

NON CHIAMATELI EROI – FALCONE E BORSELLINO E ALTRE STORIE DI LOTTA ALLA MAFIA, intenso libro scritto da Nicola Gratteri e Antonio Nicaso (Mondadori, ill. Giulia Tomai, pp.186, € 14,90), apre uno scenario impressionante di violenze, assassinii, ricatti, intimidazioni, estorsioni perpetrate dalla mafia soprattutto in Sicilia e nel Sud d’Italia. L’elenco delle vittime è lungo, troppo lungo e ciò che più colpisce è che ancora oggi, come scrivono gli autori nella postfazione, “Per non dimenticare”, la mafia è più che mai vitale. Se veramente si volesse onorare la memoria di Falcone e Borsellino, gli eroici giudici del Maxiprocesso di Palermo, “si dovrebbe partire dalle azioni: di parole ne sono ormai state dette tante. Come auspicava lo stesso Falcone, per poter sconfiggere le mafie bisognerebbe ridurle a semplici fenomeni criminali, facendo attorno a esse terreno bruciato, aggredendo quel grumo di interessi convergenti che da sempre costituisce l’ossatura del potere mafioso e che, in parte, è responsabile delle tante croci piantate sui crinali della storia italiana.”
La proposta che si intravede leggendo questo libro è reagire subito facendo aprire gli occhi anche attraverso dibattiti culturali, video, libri su una realtà come quella della mafia italiana e non solo, perché da noi anche altre mafie proliferano senza che ci sia un contrasto deciso quanto capillare, da chi detiene gli strumenti per poter arginare questo inquietante, gravissimo fenomeno. Fa impressione leggere la vicenda di Giuseppe Letizia, ragazzino di tredici anni, sconosciuta alla maggior parte delle persone, ucciso in modo oscuro senza che nessuno abbia mai pagato per questo crimine. Per non parlare di Giuseppe Di Matteo, anche lui tredicenne che amava andare a cavallo. Le pagine dedicate a questo raccapricciante delitto si fa fatica a leggerle perché immenso è l’orrore quando la realtà supera la più sbrigliata immaginazione. In modo incisivo e toccante è raccontata la storia di Peppino Impastato particolarmente nota anche per il drammatico film di Marco Tullio Giordana, “I cento passi”, che avrebbe meritato un Oscar.
Colpisce che in questa realtà criminale, dinanzi a questa mattanza faccia da sfondo un orizzonte dove l’azzurro del cielo si confonde con quello del mare e l’intensità dei profumi sia un inno alla vita. Come sosteneva Bernard Shaw è più sicuro vivere in una gabbia di leoni che tra gli uomini quando si arriva alla consapevolezza della crudeltà che pervade il mondo. Senso di isolamento, angoscia, solitudine prendono forma in queste pagine dinanzi a una verità che lentamente si dipana come un gomitolo caduto a terra. Nessuno si illuda, come fanno comprendere gli autori, che la mafia sia stata arginata, forse c’è solo una consapevolezza più diffusa dei danni che questo aberrante fenomeno crea. La consistenza di un incubo popolato di amici nemici che incutono disagio e paura.
Come scrive Alessandro Manzoni : “è meno mal agitarsi nel dubbio, che il riposar nell’errore”. Il problema non sono soltanto i delinquenti che bene o male finiscono in carcere, loro sono la punta dell’iceberg. Loro sono quelli che agiscono, che chiedono il pizzo, pronti a intimidire, a sparare; poi ci sono gli altri, i complici, persone normali che si vendono per soldi o in cambio di promesse. “Grazie a loro, i guadagni illeciti si trasformano in affari leciti e i soldi sporchi diventano puliti…”, scrive Annamaria Piccione, autrice di “Onora il padre – una storia di coraggio e di mafia” (Feltrinelli). Per non cedere alla voglia di chiudere gli occhi, eludere, cancellare forse bisogna aver vissuto da vicino le esperienze traumatiche subite, i ricordi allarmanti che tutto ciò lascia, o possedere una forte coscienza civile. Altrimenti la tentazione di fare scendere il sipario è davvero forte.